Nono capitolo del mio libro…

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Brunetto smise di correre solamente quando fu sicuro di non essere più in vista. Era arrivato in una radura vicino ad un boschetto di querce. “Vuoi mettermi giù lurido bestione?”. La ragazza non sopportava più di essere trasportata come un sacco di patate contro la sua volontà e scalciando furiosamente si fece mettere a terra. Anche Francesco scese dall’omone e dopo aver controllato che nessuno li avesse seguiti e constatato che era ancora tutto integro, diete una bella pacca sulla spalla di Brunetto che aveva ancora il fiatone. “Grande Brunetto! Non sapevo più cosa dire. E’ difficile far ridere la vostra gente eh? Non avete il senso dell’humour!” Brunetto era adombrato. “Quello che ho fatto non verrà dimenticato, Sir Gabbriello ci darà la caccia” Disse Brunetto. “VI darà la caccia!” Lo corresse la figlia del duca. “Io intendo tornare al castello immediatamente”. “Sei liberissima di andare, ma prima che tu vada via, potrei sapere il tuo nome?” Francesco le rivolse la domanda in un modo così naturale, che la ragazza rimase per un attimo sbalordita della somiglianza col suo promesso sposo. “Io sono Giulia dei Bugetti, figlia del duca Alfonso, signore di questa provincia.” Francesco la guardò con più attenzione. Il sole dava ai suoi capelli biondi un riflesso giallo oro, che contrastava con il verde dei suoi occhi. “Lo sai che anche tu assomigli ad una persona a me cara?” disse Francesco. “A te voglio dire la verità, mi sembri intelligente e soprattutto mi sembri aperta e non ottusa come quel maledetto consigliere.” “E sentiamo allora, questa verità, ma fai in fretta che voglio tornare a castello il prima possibile”. Rispose la ragazza spazientita, ma curiosa. “Io vengo veramente dal futuro. Vengo dall’anno 1997 e non so perché sono qui adesso e chi mi abbia trasportato in quest’epoca. Ti assicuro che non ho intenzioni di fare alcun male a nessuno, voglio solo tornare nel mio tempo”. Giulia lo guardava dritto negli occhi. Il suo sguardo era fermo e inquisitorio. In quel ragazzo vedeva qualcosa che lo attirava. Sentiva che quello che diceva era mosso da verità, anche se era una verità assurda da concepire. “Quel tuo marchingegno… telefono… è una specie d’arma?” Chiese Giulia. “Guarda tu stessa.” Estrasse il telefono dalla tasca e glielo porse. Giulia istintivamente si trasse indietro, ma Francesco con un sorriso la rassicurò. “Non aver paura, non ti farà del male, vero Brunetto?” “C-certo, non farà alcun male, almeno credo”. “Grazie della collaborazione.” Disse sarcastico Francesco. Giulia prese in mano lo strano apparecchio, lo guardò attentamente, lo rigirò tra le mani, poi infine aprì lo sportelletto. La luce del sole non le fece notare il display che si era illuminato e proseguì nella sua ispezione. D’un tratto uno squillo risuonò nell’aria. A Giulia sfuggì un grido e con un sussulto fece volare in aria il telefono. Prontamente Francesco si tuffò e riuscì a prenderlo al volo. “Mi avevi assicurato che non mi avrebbe fatto del male!” protestò Giulia. “Ed infatti non ti ha fatto niente no?” “Allora perché sta urlando quel marchingegno?” “Non spaventarti, è solo un segnale, mi sta dicendo che un’altra persona vuole parlare con me. Ascolta.” Mise il telefono vicino all’orecchio di Giulia che titubante si mise in ascolto come avesse una conchiglia per sentire il mare. All’altro capo di un altro mondo parallelo una voce dal futuro parlò. “Pronto Francesco? Ciao sono Marco”. Giulia emise uno squittio di sorpresa poi si allontanò. Il ragazzo rispose. “Dimmi”. “Tua madre mi ha telefonato preoccupata, perché dice che stamattina non sei tornato a casa, stai bene? Mi senti?” Francesco non sapeva cosa rispondere, ma qualcosa doveva pur dire. “Io… si Marco, tutto bene, è che mi trovo in una strana situazione… ti passo una mia amica, dille che va tutto bene ok? “Francesco si avvicinò a Giulia, che ascoltò dal microfono. “Pronto? C’è qualcuno?” “Io sono Giulia de Bugetti”. Disse la ragazza un po’ spaventata. “Ciao Giulia! Senti chi c’è! Ho capito adesso! Fuga d’amore eh? Guardate che lo sappiamo tutti che vi volete bene, non c’è bisogno che vi vediate in segreto come sposini in fuga di nozze. Allora risolto il dilemma, ci penso io, ah, dì a Francesco di riportare il motorino a mio padre quando torna che deve fare la revisione. Ciao!” “Salute a voi… oh mio Dio… cosa è motorino?” Francesco riprese in mano il telefono e guardò Giulia, ancora a bocca aperta. “Come faceva a sapere che ci saremmo dovuti sposare? E come faceva a conoscermi? Chi era? O mio Dio, mi sento male.” Giulia si sedette su di un tronco d’albero e si mise la testa tra le mani. “Mi credi adesso?” “Io… io non so cosa pensare. Com’è possibile sentire una voce tanto lontana? Non ci riesco!” “Ma è vero! Io devo trovare il modo per tornare nella mia epoca capisci? Non so quale sia il modo, ma lo troverò e se voi mi aiuterete, forse avrò qualche speranza in più.” Francesco li guardò entrambi aspettando un cenno di assenso. “Ci posso contare?” Brunetto sguainò lo spadone. “Il mio debito verso la tua persona me lo impone.” Giulia alzò la testa, poi con calma disse: “Forse conosco una persona che ti potrebbe aiutare. Ti ci porterò, ma una volta lì, tornerò al castello. La sua dimora è in questo bosco, sbrighiamoci, se non vogliamo che notte ci colga, i lupi da queste parti hanno sempre fame.” E strappandosi la parte finale del lungo vestito che la intralciava, s’incamminò verso il limitare del bosco.

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