Il mio ricordo di Gigi Proietti

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Non sono abituato a fare il necrologio del personaggio famoso sui social, e pure per un grandissimo come Connery, già bastavano gli amici per glorificarlo e mi sono limitato a qualche commento. Non perchè non si meritasse l’epitaffio del Gabbrielli, ma perchè non avendoci condiviso nulla, se non qualche ora lieta nel guardare i suoi film, mi sembrava superfluo aggiungere altro a quello che era già stato detto.

Ma per Proietti, (non mi azzardo nemmeno a chiamarlo per nome, come fanno tanti, manco ci avessero fatto insieme chissà che cosa, o ne fossero parenti), ma per lui, farò un’eccezione, ma solo perchè ho qualcosa di originale da raccontare, e cioè il mio esordio nel cinema, e una lettera che gli scrissi nel 1999.

Rimasi folgorato dal suo spettacolo “A me gli occhi please” che avevo in VHS e che ho consumato. La sapevo a memoria. E quando dico “a memoria” dico sul serio. E infatti nel 1997 decisi di salire su un palco e fare il pezzo del professore di sessuologià pugliese, e questa è la prova fotografica.

Gabbrielli imita Proietti.

Io mi ero preparato molto bene, ma il luogo era dispersivo e c’erano troppi bimbi a fare casino e durai una fatica immensa. Ma arrivai alla fine.

Lo conobbi sul set di “Panni sporchi” a fine 1998, uno degli ultimi film corali di Monicelli, non il più riuscito, non uno dei più famosi. La bellezza di quel film era la strabordante parata di grandi attori e attrici: Proietti, appunto, Placido, Haber, Bonacelli, Orlando,Muti,Confalone, Pia Velsi e pure un cameo di Gianni Morandi. Oltre a giovani come Francesco Guzzo, Elisabetta Perotto adolescente ed io, al mio cinematografico. Il primo giorno di riprese mi presentai sul set, mi vestirono da carabiniere e mi dissero di aspettare. Entrai in teatro e c’erano Placido, la Melato e Proietti che parlavano su un divano. Non ebbi il coraggio di avvicinarmi. Arrivò il momento della scena e Monicelli era bello nervosetto, tanto che la povera Pia Velsi, nonostante l’età, era già stata redarguita pesantemente perchè non era intrata in scena quando era il momento.

Panni sporchi. Regia di Mario Monicelli. La copertina della VHS.

Io dovevo dire la prima battuta, ed era la mia PRIMA battuta che dicevo in assoluto in cinema, della mia vita. La Melato vide che non ero proprio a mio agio e mi rassicurò. Proietti mi dette una pacca sulla spalla e mi sorrise. Riuscii a non sbagliare e tutto filò liscio. Durante le pause parlammo un poco e gli dissi che avevo fatto un po’ di laboratori, corsi e stages. Lui serafico e pratico mi rispose: “E allora mo’ devi lavorà!”

I giorni seguenti facevo gli appostamenti per uscire dalla roulotte, quando usciva anche lui, cosi’ si faceva un pezzettino di strada insieme e ci scappavano due frasi di saluto. L’ultimo giorno di riprese, a Macerata, ci saranno stati 40 gradi in quella soffitta, dove girammo. Ventilatori sparati a mille nelle pause e una camicia a ciak per me e per lui. Ad ogni “STOP” le costumiste ci cambiavano la camicia e asciugavano quella precedente. Ci si guardava e si rideva. Poi tutto finì, come era iniziato, ci salutammo e tornai a Firenze.

Tempo dopo vidi su un giornale che cercava attori per un film. Non so come trovai il suo numero di casa e tra una palpitazione e l’altra lo chiamai. Rispose lui e prendendo coraggio gli dissi che ero “Andrea” il carabiniere. Fu sorpreso ma parlò con me 5 minuti dicendomi che avevo letto la solita notizia non verificata e che erano ancora in fase di sceneggiatura. Ma che potevo mandare le foto alla produzione, così le avrebbero guardate quando il casting sarebbe iniziato. Fu sempre molto gentile e pieno di consigli.

Negli anni l’ho incrociato varie volte: alla camera ardente di Monicelli, ad una prima al cinema, a sentire suonare Stefano Reali e l’anno scorso, ad una cena a trastevere grazie a Massimiliano Bruno che dopo un suo stage, ci invitò e ci disse che ci sarebbe stata una sorpresa, anzi due. E infatti trovammo Alessandro Gasmann e Proietti, che si sedettero un po’ con noi, ci dissero due battute e due consigli e poi facemmo una bella foto tutti insieme che si è persa nei meandri di qualche cellulare. E’ stata l’ultima volta che ho sentito la sua voce rassicurante dal vivo.

Questa è la lettera che gli scrissi 21 anni fa. A rileggerla, mi intenerisco per l’ingenuità, la speranza e il coraggio “artistico” che avevo 20 anni fa rispetto ad ora. Non ho mai ricevuto risposta. La metto qui, pari pari come la scrissi. Chissà se l’avrà mai letta. Spero di sì, così forse si sarà fatto una risata. Io grazie a lui ne ho fatte tante e ancora ne farò.

Salve, sono sempre io Francesco Gabbrielli, “Andrea” il carabiniere di “Panni sporchi”. Le spedisco.. anzi ti spedisco (mi avevi detto che ti potevo dare del tu) un po’ di materiale su di me, così se hai o avete bisogno di qualcuno io sono disponibile. Nel film sembro un manichino impalato, ma ho una certa esperienza come cabarettista e anche un po’ di teatro e improvvisazione, avendo studiato con Nicola Zavagli prima, e con Barbara Nativi adesso al Laboratorio 9 di Sesto Fiorentino. Però , come mi dicesti tu, ora devo lavorare seriamente. Basta con i corsi. Ormai sono circa 8 anni che studio recitazione, e faccio spettacoli “a ufo” come si suol dire, e a parte “Panni sporchi “ e lo spot della Zuppa del casale Findus (anch’esso con la regia di Monicelli ) per il resto ho fatto solo comparsate e apparizioni televisive sempre a titolo gratuito (oltre che a spettacoli in teatro autogestiti). Ora io non vorrei mettere tutto sul piano dei soldi, ma in qualche modo dovrò campare anche io o no?? Così mi devo dare da fare da solo, e come si dice a Firenze “se un si rompe ‘oglioni…”. Così visto che ho avuto la fortuna di lavorare con te e conoscerti personalmente, cerco di sfruttare al meglio le mie poche conoscenze. Ho spedito foto e curriculum alla Solaris ( come ad altre decine di produzioni) ma penso che non sia il modo migliore per farsi conoscere. Anche con Monicelli, se non lo incontravo di persona col cavolo che mi prendeva…

Però ancora non posso trasferirmi (non ho una lira pè fa due) e allora faccio avanti e indietro quando il mio agente mi chiama. Ti spedisco una mia cassetta dove sono un po’ più me stesso. Mi è venuta un tantino lunga (30 minuti) lo so che per un video sono troppi e che tu non avrai molto tempo libero, ma almeno guardala a doppia velocità  Ho messo all’inizio una presentazione che feci molto amatorialmente e improvvisata su due piedi a casa di un mio amico, per un provino alla RAI… (ancora attendo) Sono senza occhiali e leggendo dal gobbo non è stato facile. Poi ho messo uno spettacolo di beneficenza (non sia mai) che ho presentato due anni fa e che, ironia della sorte, facevo proprio un tuo personaggio che ho studiato grazie al tuo bellissimo spettacolo del 1976 “A me gli occhi please” che conosco quasi tutto a memoria. Purtroppo la serata non andò molto bene, perchè l’organizzazione non fu in grado di darmi quello che avevo chiesto, (leggìo, luci, amplificazione adatta) e poi c’èrano dei maledetti bambini sotto che mi urlavano in faccia mannaggia!!  Poi c’è un concorso “Idee sul palco” svolto l’anno scorso al teatro Laudi di Firenze, che ho vinto sia come autore sia come interprete. Ci sono anche le interviste finali, tremende. Seguono due barzellette dette alla “Festa dell’unità di Pontassieve” (della serie “i miei grandi esordi”) ed infine “Raperino” direttamente dalla “Corrida di Montughi”. Comunque ricapitolando: non voglio calcetti nel culetto, ma solo avere la possibilità di fare degli incontri che potrebbero cambiare il mio futuro come attore. Tutto qui.

Ti ringrazio per la tua disponibilità e son contace di morire ma mi dispiento.

Spero di sentirti presto.

Ciao.

Sul set di Panni sporchi, insieme.
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