Quarto capitolo del mio libro…

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Finalmente arrivarono al castello. Due guardie discutevano animatamente fra di loro e Brunetto si preoccupò subito per Francesco. I suoi vestiti avrebbero creato sicuramente dei problemi. “Non avete nient’altro da mettervi?” Chiese Brunetto. “Vedi forse un baule sulla mia schiena pieno di vestiti?” Rispose sarcastico Francesco. “E poi smettila con questo voi. Dammi del tu per favore, mi metti in imbarazzo.” “Come volete… ehm.. come vuoi, Sir… ehm Francesco. Tornando alle vesti, il mio consiglio è questo: trovane una adatta a te, o sarai messo al bando come eretico”. Le cose si complicavano. In effetti jeans e felpa degli Iron Maiden non erano adatti per essere ricevuti da un Visconte medioevale. “Ce l’avete un giullare di corte?” Domandò Francesco. “Dici uno di quelli che fanno strani giuochi con le palle di stoffa e cantano stornelli?” “Si, uno di quelli”. “No, non ne veggo più uno da molto tempo”. Il volto di Francesco s’illuminò. “Bene, ora lo vedi!” “ E dove è?” “Davanti a te! Farò il giullare di corte, basta che tu mi regga la parte e si entra senza problemi”. “Quale parte necessita che ti sorregga?” “Mmm, ma non capisci mai niente tu eh? Devi solo annunciarmi come giullare e le guardie mi lasceranno passare”. Brunetto non sembrava convinto e scuotendo la testa s’incamminò verso il cancello. Il sole era già tramontato e Francesco in cuor suo sperò che la penombra lo aiutasse. A circa due metri dal ponte levatoio, le due guardie smisero di confabulare e guardando Brunetto lo salutarono: “Salute a voi messer Brunetto. Il visconte vi attende per la cena. Spero abbiate fatto buona caccia.” Brunetto si ricordò che non aveva preso neanche un fagiano, ma annuendo con la testa fece per entrare. “Messere!” esclamarono le guardie. “Messer Brunetto, non conosciamo lo straniero stranamente vestito, è forse un conoscente del Visconte?” Brunetto esitava nel rispondere, lo sguardo basso ed incerto lasciava trasparire un nervosismo traditore. Le due guardie si insospettirono. “Certo, il visconte mi aspetta per la cena, perché stasera il giullare più divertente del paese è venuto da voi marrani!” Francesco se ne uscì con questa improvvisata, sperando di impressionare le guardie, e detto questo, iniziò un balletto che avrebbe osato fare solo in discoteca. I due uomini lo guardavano a bocca aperta, mentre Brunetto non sapeva che pesci prendere. Purtroppo il balletto non sembrava funzionare, quand’ecco che mentre Francesco cercava un’altra scappatoia, il cellulare trillò all’improvviso. Quel suono strano e mai udito prima fece trasalire le guardie, che sguainarono i coltelli. Francesco non si fece prendere dal panico e continuò a saltellare come un ebete ed ebbe anche il coraggio di dire: “La mia musica… non la trovate divertente? Ha Ha Ha!” Cominciava a sudare freddo, altri dieci secondi e sarebbe scoppiato a piangere, o a ridere se si fosse visto quanto era ridicolo, ballare in quel modo accompagnato da un trillo telefonico. “Bravo giullare!” Riuscì a dire Brunetto. “Le due guardie rinfoderarono i pugnali e con sguardo sospettoso, aprirono il pesante portone. Mentre passavano tra i due, Francesco sentì mormorare: “Musica! Puah! Trillo del demonio!”. Passarono oltre, Francesco continuando a saltellare e Brunetto battendo le mani ad un tempo imprecisato. Il telefono continuava a squillare. Il ragazzo ed il suo compagno svoltarono in un vicolo. Francesco si portò l’apparecchio al viso e rispose, mentre Brunetto si avvicinava curioso: “Pronto?” Una voce lontana e confusa, ma familiare lo raggiunse: “Pronto? Francesco? Ma dove sei? Noi siamo già a tavola, tuo babbo ha fame, arrivi o no?” Francesco guardò Brunetto che aveva sentito tutto e dei due sguardi non si capiva quale dei due era il più smarrito…

 

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