Civita di Bagnoregio, il paese che muore… anche dal caldo!

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Civita di Bagnoregio, è davvero “il paese che muore”?

A detta di tutti (e di Wikipedia) pare di sì. Muore da secoli, ha cominciato a morire con gli etruschi, per continuare l’agonia con i romani, per poi subire le angherie del medioevo per finire con quelle della repubblica Italiana, che però l’ha messa tra i borghi più belli d’Italia e la sua valle dei calanchi è stata proposta, nel 2005, come sito di interesse comunitario.

Ora non sto qui a scrivervi la storia di Civita, come è stata fondata, chi l’ha abitata e tutto il resto. Vi basti sapere che si trova tra il lago di Bolsena e la valle del Tevere, nel comune di Bagnoregio. Tutto il resto lo potete trovare sui siti istituzionali e su wikipedia. “Sì ma allora perché ci stai facendo un articolo?”

Un attimo! Ora ve lo dico, se pazientate…

Scrivo questo pezzo perché sono rimasto un po’ deluso dal borgo e per darvi qualche consiglio su cosa NON fare per andare a visitarla.

Innanzitutto, se dovete scegliere un periodo dell’anno per vedervi Civita, NON andateci il primo d’agosto come ho fatto io. A parte il caldo eccezionale di questi giorni (agosto 2017) arrivare alle 13:30 non ha aiutato. Non aiuta nemmeno il fatto che tutto il paese è in pietra, bella pietra che si scalda al sole (come tutte le pietre) e che rimanda quel bel tepore a 50° ininterrotto fino a mezzanotte.

Ma facciamo un passo indietro: come arrivare?

Sul sito del comune c’è scritto che ci si può arrivare in treno da Roma, arrivando passando da Viterbo o da Orvieto. Optando per Viterbo (5 euro), che da casa mi era comodo perché ho la stazione Trastevere vicina, ho visto che con un viaggetto di poco meno di due ore, sarei arrivato a Viterbo per poi prendere il bus Cotral per Civita. Ma ecco il primo dubbio: Viterbo porta romana o fiorentina?

Sul sito non è specificato, ma ho pensato che Viterbo non è Los Angeles e che le due porte sarebbero state, non dico appiccicate, ma quantomeno raggiungibili facilmente in caso di errore. Avevo il 50% di possibilità di sbagliare stazione di arrivo e indovinate un po’?

Quella giusta era ovviamente porta fiorentina. Arrivato a destinazione mi sono dovuto fare circa due km a piedi sotto il sole per raggiungere l’altra porta e prendere finalmente il Cotral al costo di 2,5 euro.

Viaggio piacevole per le campagne di circa mezz’ora. Arrivati a Civita, c’è un’altra navetta per arrivare al borgo (1 euro). Navetta senza aria condizionata, quindi aspettatevi il Sahara inside.

Partenza da Trastevere ore 8:56. Arrivo al parcheggio di Civita ore 13:30. Praticamente il tempo che ci metteremmo in auto per arrivare a Cerignola di Puglia. Ma non è finita, ora arriva il bello.

Dal parcheggio della navetta, si può gustare il meraviglioso panorama che ci circonda: la valle dei calanchi con i suoi colori, le colline erose dalla natura e Civita che si staglia in mezzo a tutto questo.

Civita di Bagnoregio vista dalla piazza

 

Sembra che il tempo si sia fermato, sapori fantasy mi tornano alla mente, cavalieri, armi, amori e draghi… e il fuoco, perché la temperatura è sempre a 40° e per arrivare a Civita, si deve prima scendere una bella scalinata (col pensiero di risalirla) scendere fino alla biglietteria per altri 2/300 metri e pagare il biglietto che è raddoppiato dal 2013.

E’ lunga la strada per Bagnoregio…

Costa infatti 3 euro a capoccia e io capisco che serva a mantenere il borgo con tutti gli annessi e connessi, ma pensando che è un paese “pubblico” e non un museo privato, un po’ fa storcere la bocca. Ma comunque si pagano i 3 euro, ci si bagna il capo con l’utilissima fontanella a lato e ci si avvia per il ponte di cemento armato costruito nel 1965 in sostituzione dell’antica strada ormai erosa e pericolante.

Il lungo ponte in salita per Civita

Dal ponte si fanno ottime fotografie. Suggestiva tutta la panoramica che merita un attimo di tempo. Purtroppo il sole inesorabile delle 14 ci ha reso l’attraversamento molto arduo, specialmente quando la salita diventa “importante” e per arrivare alla porta in alto, un po’ dovrete faticare.

Panorama dal ponte

Se vi volete divertire, appena entrate nel paese, riposatevi dieci minuti seduti all’ombra e guardate le facce stremate dei turisti che arrivano in apnea, gonfi di aria, sudati come un prosciutto dimenticato sul bancone d’estate, e mezzi infarti dei più anziani.

Finalmente si raggiunge la porta all’ombra…

 

 

Un gruppo di giapponesi tutti con l’ombrellino d’ordinanza, è arrivato compatto come una falange romana, bestemmiando tutti i loro dei, e trangugiando all’istante un litro di liquido giallastro che tutti avevano nelle loro borracce trasparenti.

Dopo essermi ripreso un po’ anche io, ho iniziato l’esplorazione del paese. Tutto è molto ben tenuto, i fiori ai balconi, le finestre delle case abbandonate pulite, i tetti rifatti, l’impianto di irrigazione, in terra nemmeno una cicca, tutto è preciso e pulito. Pare di essere in un outlet di periferia per come è tutto “costruito”.

Civita e i suoi palazzi adornati

Gli scorci panoramici a volte ti lasciano piacevolmente sorpreso e la macchina fotografica scatta da sola, ma la sensazione di vedere “un paese abbandonato” non c’è. Non c’è il fascino, i colori smorti, un vetro rotto, una casa sventrata dal tempo da esplorare… Ogni tanto esci dal giro “turistico” e trovi la strada chiusa. Oppure un bel cartello “PRIVATO”.

Scorci del borgo

La chiesa è agibile e usata per ricorrenze religiose. Al suo interno ci sono le reliquie di San Bonaventura, nativo del posto., col campanile danneggiato dall’ultimo terremoto che ha colpito Amatrice. 

La chiesa “ferita” dal terremoto

Colonia felina molto numerosa, vista l’assenza di auto in tutto il paese. C’è anche la bottega di Geppetto, ma l’euro richiesto per vedere qualche attrezzo arrugginito, non mi ha convinto. Ah, a Civita di Bagnoregio ci hanno girato il “Pinocchio” di Sironi, e altre opere cinematografiche e televisive.

Gatti in panciolle se la godono a Civita senza macchine.

Le due strade principali e la piazzetta della chiesa sono farcite di trattorie/osterie/bruschetterie dove puoi rifocillarti senza pudore. Un po’ troppo turistici per i miei gusti con orde di giapponesi più guida con ombrellino annesso, anche se era martedì.

Abbiamo testato “La cantina di Arianna” vicino alla chiesa. I primi, anche se un po’ “delicati” erano buoni. La bruschetta con i carciofi non era degna di quel nome. I carciofi sapevano di “discount”. Ceci con radicchio all’aceto balsamico e patate cotte sotto la cenere, accettabili. Prezzi poco superiori alla media cittadina ma è anche giusto così visto il posto. Purtroppo non si può pagare con carta di credito o bancomat, quindi frugatevi in tasca.

Insomma, Civita di Bagnoregio va visitata innanzitutto in stagioni miti, primaverili, o se volete un po’ più di “ambient” anche invernali, così beccate pure un bel nebbione da film horror.

Bisogna andarci in auto. Non è possibile perdere otto ore abbondanti tra andare e tornare, per starci poco più di due ore. E per ultimo, va messa in un percorso di visita dove oltre a Civita si vede anche Orvieto che è a pochi km. Partire da casa solo per vedere Civita di Bagnoregio, non conviene, sia per il costo sia per il tempo perso.

Alla fine, è meglio vederla da lontano. L’immagine che dà di se appena arrivati è veramente sorprendente, ma una volta dentro al borgo pare un museo a cielo aperto troppo costruito che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Da apprezzare comunque lo sforzo del comune che si prodiga nel mantenere in ottime condizioni questo “monumento” ma sta diventando più un’attrazione turistica che un monumento di pregio e questo è un peccato. Cosa potrebbero fare?

Non certo lasciare andare tutto in malora per rendere il paese più “abbandonato” ovvio, ma magari dare la possibilità ai turisti di visitare luoghi non “perfettini” (ovviamente messi in sicurezza) e limitare un po’ i troppi ristorantini e negozi di paccottiglia che riempiono le strade principali.

Per adesso è tutto, al prossimo viaggio!

 

 

 

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