Licia Troisi e il miracolo Mondadori…

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Licia Troisi: un nome che vedo da anni in libreria, stampato su libri colorati, dalla copertina accattivante, e con quel magico bollino della Mondadori “Best seller”. Fino a poco tempo fa ero convinto che “Licia Troisi” fosse una scrittrice straniera, come lo è R. A. Salvatore, entrambi con un cognome che sembra italiano. Ma invece non è così e come ho potuto constatare, le similitudini con Salvatore, finiscono qui, in quanto ritengo Salvatore, un grande scrittore fantasy (e fantascientifico visto che ha scritto libri sull’universo di Star wars) un grande scrittore di cui ho letto sei libri della saga “Forgotten realms” quindi so di cosa parlo.

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Licia Troisi versione “Terminator”

Di Licia Troisi invece non sapevo niente, ma avevo un “sentore” che mi portava a prendere i suoi libri in mano, guardare la copertina, leggere la quarta di copertina e a riporli ordinatamente sullo scaffale. Ma questa curiosità di leggere un suo libro mi è sempre rimasta, così ho preso l’occasione al volo quando mi hanno regalato un comodissimo Kindle, nel quale c’erano già 6 GB di titoli in omaggio, tra cui diversi libri della Troisi tra cui: “Nihal della terra del vento” sua opera prima del 2004 edita da Mondadori.

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Copertina Cronache del mondo emerso.

Licia Troisi, come si legge nella sua biografia è appassionata di manga e fantasy. A venti anni scrive la sua prima storia, ci rimugina un annetto e poi stampa il tutto e la spedisce alla casa editrice più grande d’Italia, che dopo un altro anno la chiama e la informa che il suo libro verrà pubblicato. La scrittrice ha appena 22 anni e di colpo viene catapultata nell’olimpo dei “best seller” con vendite milionarie (e anche guadagni spero).

Da qui in poi la carriera prende il volo e ad oggi ha scritto mi pare, 15 libri uno dietro l’altro, tutti con la stessa protagonista: una giovane mezzelfa dagli occhioni viola e i capelli blu (chiaro riferimento manga): Nihal, a cui piace tantissimo usare la spada, i draghi e ovviamente combattere per la salvezza del suo mondo, le terre emerse (se non lo erano poteva essere una foca, al limite).

Ma nonostante tutto, a me questa Troisi stava sempre sullo stomaco. Sarà un po’ di invidia forse? Sicuramente sì, lo ammetto, invidia marcia da sceneggiatore, a tratti quasi scrittore, che non si è mai cimentato realmente in un romanzo e che vorrebbe farlo ma non trova mai il tempo (o l’ispirazione giusta).

Licia Troisi versione Zorro.

Quindi invece di continuare a rosicare, mi sono preso quel libro e me lo sono letto in una settimana, di filata, tutto d’un fiato. Poi ho aspettato un’altra settimana, a mente fredda ed eccoci qua. Vi avverto che per chi ancora non l’avesse letto, questo articolo contiene SPOILER quindi siete avvisati.

Inizio il libro e già a pagina due sto soffrendo. La protagonista è una femmina ma si comporta come un maschiaccio. Picchia i ragazzi ed è più brava di tutti a combattere. Ama la guerra non si sa per quale recondito motivo, sa già comandare gli altri nonostante abbia 15 anni.

Licia Troisi versione Licia Troisi.

E’ la “diversa” del gruppo, quindi mi aspetterò del razzismo latente. E poi ovviamente è orfana… di madre, sennò era troppo “normale e semplice la vita”. Quindi capiamo come mai sa combattere: il padre è l’armaiolo/fabbro più bravo “del mondo”, davvero eh? Non lo dico io, lo dice il libro. E ovviamente vive in una casupola in un paesello su un monte.

Però sa fare delle armi perfette richieste da tutti, e sa lavorare un metallo nero rarissimo e durissimo (come se lo procura non si sa) con il quale forgerà l’arma perfetta per la figlia. Si capisce alla quinta pagina che non è il suo vero padre, anche se la tirano per le lunghe fino a metà libro. Si capisce immediatamente che sua madre non era umana (e grazie al ciufolo, ha gli occhi VIOLA e i capelli BLU, oltre ad avere le orecchie a punta alla Spok di Star Trek!!)

Ma quello che più mi fa rabbrividire sono i passaggi temporali. I fatti si susseguono velocemente da un rigo all’altro. E’ tutto un raccontare frenetico di fatti, intervallati da descrizioni ultra minuziose e esagerate, facendo uso di aggettivi impropri, ridondanti, dove tutto è “il più bello” “meraviglioso” “paesaggi mai visti” tutto superlativo insomma. E quando la favoletta descrittiva finisce, ecco che la Troisi riattacca con il racconto frenetico, cronaca ora per ora, minuto per minuto di quello che succede.

In dieci pagine la ragazzina conosce la sua prima sconfitta, conosce una zia maga, fa il suo primo viaggio da sola, decide di diventare anche un po’ maga (che per i canoni fantasy è una bestemmia) si fa accettare con una prova ridicola dalla zia come allieva, fa amicizia col suo primo nemico, diventa maga maghella, e per finire, il suo paese viene devastato dall’invasione… di chi? Ma del “Tiranno” ovviamente, un nome che è originale come un monologo di Panariello.

Il Tiranno infatti, solo perché “odia tutti” vuole uccidere tutti… (ommioddio) e “tutti” sono gli abitanti dei 4 regni… indovinate quali? Il regno del vento, dell’acqua, del fuoco e della terra. I quattro elementi! Ma che cosa originale anche questaaaaa!

Quindi la superba spadaccina Nihal rimane orfana anche di padre perché proprio mentre lui sta combattendo con tre schifosi nemici mostri, lei si mette in mezzo, potrebbe aiutarlo ma lui furbissimo glielo impedisce e si fa ammazzare. La bimba scappa e decide di entrare a far parte dell’accademia dei cavalieri del drago. Uomini esperti nell’arte della guerra che cavalcano i draghi appunto. E appena vede il primo cavaliere che succede?

Ma se ne innamora immediatamente, ovvio, anche se il tipo è innamorato di sua zia, la maga, ma tanto la zia parte per un viaggio improbabile e non se ne sa più nulla. Ah in tutto questo, Nihal risulta essere l’ultima elfa sul pianeta, perché in passato umani e gnomi li hanno sterminati tutti e il Tiranno ci ha messo pure il carico da dieci. Quindi la ragazzina che ha compiuto 18 anni adesso è super incazzata e non vede l’ora di vendicarsi. Si fa prendere in accademia sfidando i dieci migliori allievi e battendoli tutti (o chi è Ken Shiro?) anche se il generale effeminato che la odia a prescindere, ha addirittura pagato un mercenario per farla fuori durante la prova (si vogliono un bene dell’anima in questa accademia).

Qui, nonostante che tutti la trattino malissimo perché “diversa” (vai la tematica razziale fa sempre presa), e che nessuno la voglia accanto durante la mensa (mi aspettavo da un momento all’altro di vedere Lisa Simpson avvicinarsi a Nihal e offrirle il latte nel tetra pack), insomma riesce ad emergere, avere la fiducia dei compagni, trovare un maestro e a combattere le sue prime vere battaglie. Purtroppo però la sua voglia di uccidere è troppa e il suo maestro, uno Gnomo (ma non li avevano fatti fuori proprio loro gli elfi? Mah!) non la ritiene più responsabile e la manda via in licenza permanente. (si si proprio il termine “licenza” usa).

Durante questa licenza incontra nel bosco cappuccet… ehm un bambino che si è perso e sta per essere mangiato da un lupo (ma con tutte le bestie fantastiche che ci potevano essere… ma proprio un lupo?!). Lo salva ma rimane ferita e si ritrova accudita da un’altra donna con cui farà amicizia. Ma le comari del paesello mormorano, soprattutto quando aiuta la sua nuova amica a curare bambini ammalati con le sue arti magiche. E i genitori del bimbo appena salvato invece di ringraziare che fanno? Gridano “strega!!” Ma come strega? In un mondo fantasy dove esistono i maghi, non hai di meglio da dire a una che ti ha salvato il figlio: “strega”? Come fossimo nel 1600 nel Maryland praticamente…

E quindi dopo un po’ di tempo da “civile” la bella mezzelfa non si trova più a suo agio e torna a menar fendenti nell’esercito. Nel frattempo il suo amato Fen (il cavaliere belloccio di prima) è rimasto ucciso in battaglia e la grande guerriera piange per giorni e giorni. Paginate intere di lacrime e sussurri romantici per uno che aveva visto tre volte, con cui aveva solo scambiato botte da orbi con la spada, già innamorato della su’ zia pure. Sempre tutto molto realistico.

Ma ecco che entra in scena il drago. Ogni cavaliere ne ha uno, lo comprano alla coop al 3×2 il venerdì sono in offerta. Il suo invece gli arriva dritto dritto dal fronte, è ferito, incazzato nero e tristissimo perché ha appena perso il suo cavaliere. Quindi ovviamente lo assegnano alla ragazzina ultima arrivata, così si riempie altre dieci pagine di tentativi per ammaestrarlo. Il drago è profondamento adirato con tutti gli esseri del mondo emerso perché il suo cavaliere è morto, anche se è con gli umani che resiste al tiranno, ma lui è fatto cosi’, è carattere non ci si può far niente.

Ce l’ha con tutti anche con chi gli dà da mangiare. Ma la nostra eroina come riesce a farselo amico? Indovinate un po’: come nelle favole! Gli toglie la catena alla caviglia e gli guarisce la ferita che aveva sotto… e come per magia il drago adesso si fida di lei e potranno combattere insieme finalmente!! Fine.

Ora: questo libro ha venduto milioni di copie. Milioni eh? Non qualche migliaio. Quindi, o sono rincoglionito io, e di fantasy non ci capisco nulla, oppure c’è qualcosa che non va nel panorama dei lettori italiani (anzi mondiali, visto che il libro è stato tradotto in non so quante lingue diverse).

Certo che si fa presto a dire: “lo sapevo scrivere anche io una roba così” lo so e quindi non lo dirò, ma non posso fare a meno di dire che si vede che è scritto da una ragazza (e sottolineo ragazza) ventenne e mi meraviglio anche degli editor di Mondadori perché ci sono delle ingenuità troppo evidenti. Viene usato spesso un frasario “moderno” con tipiche cadenze cittadine, che in un mondo medioevale come quello non stanno ne in cielo ne in terra.

A volte mi sembrava di leggere “Le avventure di Samantha del Grande fratello”. Non c’è pathos, non si “vede” un mondo fantastico, è tutto retto dai nomi ad effetto, luoghi super fantasy come “terra del vento” e nemici palesi come il “Tiranno”. Ma cavolo nemmeno un nome serio per un nemico? Anche “Giuseppe” avrei preferito!

Insomma un libro per bambini, nemmeno tanto svegli, a mio parere. E credetemi che ho fatto molte “tare” nel leggerlo. Ovviamente mi sono messo nei panni di un 14 enne, ho preso atto che al momento della scrittura lei aveva venti anni, e spero vivamente che sia migliorata. Per questo leggerò un altro libro suo, tra un po’, quando mi sarà passata la nausea. Mi direte: “ma adesso sei adulto, è ovvio che non trovi più affascinante una lettura fantasy”.

Sbagliato! Mi sono riletto due mesi fa “I draghi del crepuscolo d’autunno” di Weiss e Hickman della saga Dragonlance ed è sempre meraviglioso. Ci sono intrighi veri, i personaggi sono descritti completamente non solo per cosa indossano e quali mosse spericolate sanno fare. Ci sono dei profili psicologici profondi e quella saga l’ho letta a 14 anni, rimanendo folgorato. Se avessi letto “Nihal della terra del vento” forse sarei rimasto folgorato sì, ma solo per il lancio del libro sull’abat jour!

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Licia, vedo dalle foto che pubblichi sul tuo sito, che abbiamo molti interessi in comune e sei anche laureata in astrofisica (infatti prendi i nomi dei tuoi personaggi da pianeti e corpi celesti) spero vivamente che i prossimi tuoi libri siano stati scritti con una maggiore maturità e che le storie si sviluppino anche in verticale non solo in orizzontale come se fosse un fumetto leggero per ragazzini svogliati.

Hai fatto (in questo libro ripeto) un mix di tanti altri libri famosi, che si vede che hai letto, hai preso tutti i luoghi comuni fantasy che potevi e li hai mescolati. La fortuna ti ha baciato (e piove sul bagnato) ma se un giorno ci incontreremo mi spiegherai che magia hai fatto a quelli della Mondadori per farti pubblicare.

Con simpatia, un amante del fantasy…

 

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