Il raccontino stitico di Valerio Massimo Manfredi…

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Questa estate sono partito per quattro giorni al mare e mi sono dimenticato di portarmi un libro da leggere. “Poco male, lo comprerò quando arrivo”, mi sono detto. Presto fatto. Entro il libreria con la voglia un po’ di evadere, di fantasticare di altri mondi lontani da dove vivo. Mi cade l’occhio sullo scaffale del fantasy, mio vecchio amore, ma ci sono dei tomi da 1000 pagine che, sia per il peso, sia per il fatto di avere solo 4 giorni, mi fanno desistere. Ma possibile che non si possa più leggere un fantasy con meno di 1000 pagine? E che non tratti sempre di orchi o draghi? Sappiamo anche cosa usano per togliere il calcare dalla lavastoviglie ormai! Stanno facendo una legge sulla privacy per i Draghi perché tutto quello che fanno finisce sui libri! E basta?! Il manuale dei mostri di Dangeons&Dragons contiene almeno 700 specie diverse di mostriciattoli, usateli! Un po’ innervosito passo al romanzo storico. Sull’antica Roma c’è una produzione veramente prolifica e uno dei più grandi sfruttatori, in senso buono, dell’epoca è sicuramente Valerio Massimo Manfredi di cui ho già apprezzato la trilogia su Alessandro Magno e “La legione perduta” che lessi tempo fa con grande passione. Tanto di cappello a questo grande autore che sforna libri su libri. Se continua così penso possa raggiungere un centesimo della produzione di Stephen King, che pare scriva un libro per ogni colpo di tosse…

Voglio un libro piccolo e che costi poco. Ormai da quando mi sono trasferito a Roma nel lontano 1999 la mia politica sul prezzo dei libri è: “massimo 10 euro arrotondati per eccesso”. Vedo “L’isola dei morti”, col leone di Venezia in copertina, 76 pagine… 9 euro! Vai preso. Il neo è che è della Mondadori, ma non si può avere tutto nella vita. Me lo porto in spiaggia il giorno dopo. Morale della favola: una tavanata pazzesca. L’ho letto in nemmeno due orette, ma questo lo immaginavo, viste le 76 pagine. Quello che non mi sarei mai immaginato è che in 76 pagine non succede praticamente niente! Ci sono questi 4 investigatori che credono di aver trovato le tracce di un tesoro sepolto tra le calli di Venezia, anzi nei pressi di un isolotto. Per metà libro (cioè una trentina di pagine) non fanno altro che chiacchierare di questo tesoretto e di come potrebbero tirarlo fuori dalla melma… Creano un po’ di suspance… potrebbe trattarsi di un reperto andato perduto… un tomo famosissimo, mai trovato in originale di un autore immenso, anzi DELL’ autore per eccellenza! Quindi a pagina 74 trovano un pezzettino di pergamena nel viscidume e rigirandoselo tra le mani l’espertone di turno chiude il libro con questa frase che riporto pari pari: “Potrebbe essere l’ultima reliquia del manoscritto di Dante?” “Potrebbe e appena saremo in grado di leggere queste lettere, tu potrai dire se abbiamo in mano un lembo di paradiso, o un pezzo d’inferno”.

Ecco, il libro finisce qui eh? Ho provato a leggere anche le pubblicità degli altri libri nelle pagine prima della quarta di copertina, ma non c’è traccia di un seguito o di altro. È proprio finito. Ma io mi chiedo: ma Valerio Massimo Augusto Cesare Marcantonio Manfredi, questo libro… l’ha scritto mentre era a Venezia a ritirare il premio “bancarotta”? Io me lo immagino su un vaporetto, bel bello col suo cappottino di flanella e la pipa, che vede due tizi intenti a dragare il canale e tirare fuori melma a iosa… Li guarda e pensa: “ora uno dei due casca e mi faccio una risata”. E invece non casca nessuno, ma il tipo continua a tirare fuori merda verde della laguna. Allora prima che il vaporetto passi e nasconda i due alla sua vista, il Manfredi ri-pensa: “no via, prima che questi due spariscano mi devo inventare una storia sennò ho perso questi 5 minuti inutili sul vaporetto”. Nel mentre, il mozzo del vaporetto, un butterato di 24 anni di nome Dante, tira un moccolo potente perché ha sbattuto l’alluce sul parabordo e manda all’inferno qualche santo e pure il Papa (che è tanto buono). Quindi il buon Manfredi fa 2+2… inferno, Dante, melma, Commedia, Beatrice (una tipa con cui stava 2 ore prima) et voilà! La trama per un romanzetto è fatta. Da qui a spedire il manoscritto alla Mondadori è stato come scrivere una cartolina da Cortina. La sera stessa Marina B. aveva già stampato tutto e corretto pure le bozze… tanto che vuoi che sia, sono 76 pagine. Pensare che ho pagato la bellezza di 0,118 centesimi a pagina… Vabbè, ragazzi se volete un consiglio, questo libro quando lo vedete, lasciatelo pure sullo scaffale. Buttatevi sugli orchi, datemi retta, o sul libro mensile di Fabio Volo, almeno sapete a cosa andate incontro. Io ci sono rimasto male visti i precedenti ecco, non sapevo che anche il Manfredi mi avrebbe fatto la sorpresa. Quello che adesso so di sicuro è che se lo incontro mi faccio rendere i 9 euro, o almeno gli vendo il mio libro “Le faremo sapere” che di pagine ne ha 80 e costa 10 euro ma almeno non c’è di mezzo la Mondadori!

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