Il “ragionier” Paolo Villaggio a teatro… “Se ne eschi!”

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Torno adesso dal teatro dei Satiri di Roma, dove l’anno scorso ho avuto l’onore di andare in scena col mio spettacolo “Le faremo sapere”. Sono qui per vedere Paolo Villaggio e la curiosità è tanta. Ho letto qualche recensione sparsa e c’era chi non era molto entusiasta, chi invece lo elogiava per svariati fattori.

Lo “spettacolo” alla fine è un racconto di se stesso, con qualche fotografia e due canzonette… Comincia in sordina tra il pubblico. Uno zoppicante (e menomale dimagrito) Villaggio, entra in sala a luci accese e ne ha per tutti. Per i calvi, per i vecchi, per i giovani, per i quasi giovani come me: “che hai studiato te?” “sono ragioniere” “e adesso che fai?” “faccio l’attore” “auguri!” Grazie , tra “ragionieri” ci si capisce.

Ce l’ha anche con la chiesa, il papa, Costanzo, dei quali parla e scimmiotta sempre non esagerando e facendoci fare venti minuti di belle risate da varietà. Di lui mi è sempre piaciuto il “sottotesto”, la mimica facciale del dire/non dire, quei cambi repentini di espressione e di falsa accondiscendenza che mi fanno scattare la risata.

Poi, aiutato da due baldi giovani del pubblico, sale sul palco e comincia il suo racconto. Molto improvvisato devo dire ma meglio così, è più vero. Parla di Tognazzi, amico fraterno, divertente e cuoco tremendo, di De Andrè, sempre “diverso” in ogni occasione e poeta vero, di Pasolini che non l’ha mai salutato in 5 anni di partite a calcio, di Gasmann grande amico e “principe” di vita di cui ha conservato una bellissima lettera in rima che Gasmann gli scrisse per un capodanno.

Verso la fine ci fa fare due risate “amarcord” con due spezzoni di film tratti fa “Fantozzi” e credetemi che anche se li sapevo a memoria sillaba per sillaba, ho riso e tanto, insieme a buona parte del pubblico. Con l’aiuto di un chitarrista ci ha canticchiato anche qualche vecchia canzonetta Genovese molto divertente. Aneddoti di vita ridanciani ma anche commuoventi, come il ricordo della sua moglie quindicenne illuminata dalle lucciole, e i suoi genitori che ballano al chiaro di luna dopo la guerra che ha vissuto in prima persona da ragazzino.

E per finire ci ha regalato il cantico delle creature di S. Francesco con sottofondo di “Immagine” di un altro santo della musica, e anche da non credente e pauroso della morte, ha riconosciuto in certe figure storiche religiose, il loro valore umano e artistico. Si poteva stare un’altra mezz’ora a parlare con lui, lo spettacolo era finito ma la gente non si alzava, così ci ha quasi mandato via, come un nonno che ha sonno e vuole i nipoti fuori dalle scatole.

Fuori dalla sala mi è venuto incontro accompagnato dalla maschera per andare in bagno, e mi ha fatto tanta tenerezza. Alla fine queste figure artistiche che hanno 80 anni, dopo che le vedi in tv e al cinema da 30, ti ci affezioni, e io al mio ragionier Ugo, voglio proprio un gran bene, anche perchè su molte cose la pensiamo proprio uguale.

Buon viaggio Paolo Villaggio
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