A tutti gli autori teatrali… SIAE!

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Finalmente stamattina ho chiuso il mio contenzioso con la SIAE. “E chi se ne frega” mi direte. Invece in questo articolo potrebbe esserci qualcosa di utile anche per chi pensa che la SIAE esista a tutela degli autori, che è anche vedo, ma ci sono dei distinguo. Innanzitutto, scordatevi che la SIAE vi rappresenti in una ipotetica causa legale per questioni di diritti d’autore. Se la RAI o qualsiasi persona vi frega un progetto (format TV, sceneggiatura, serie…) la SIAE può solo, a richiesta, comunicare al giudice che in quella data, quel manoscritto è stato depositato presso di loro. Per fare questo deposito, nemmeno si deve essere iscritti, basta pagare una quota, e per 5 anni hai questo servizio. Molto meglio allora andare da un notaio, farsi autentificare la firma e chiudere tutto in un plico. O ancora meglio, spedirsi per posta raccomandata il plico, e ovviamente tenerlo sigillato. Questa procedura me l’ha confermata stamattina la funzionaria che ha preso in mano la mia pratica e l’ha gestita dall’inizio alla fine, sentendosi anche un po’ in colpa. Ecco perchè: l’anno scorso ho prodotto il mio spettacolo “Le faremo sapere” per il teatro Agorà in Roma, tre serate. Lo spettacolo è andato “benino” e come prima uscita non mi posso lamentare. Purtroppo con i costi della sala e della SIAE, ci sono andato sotto di 100 euro. Per mia distrazione e “faciloneria”, non ho verificato i miei obblighi burocratici, pensando che ci pensasse il teatro. Uno fra questi era pagare i diritti d’autore, all’autore… cioè me stesso. Ebbene si, per non essermi pagato parte dei diritti d’autore che poi la SIAE mi avrebbe ridato (decurtati del 12% circa dopo sei mesi) mi è arrivata una multa pari a 329,22 euro, da una somma di 119 euro. La differenza sono tasse, spese notifica, due ive (una non bastava si vede) commissioni, spese per “comunicazione col cliente” (23 euro per una telefonata o una mail) spese varie a forfait (23) bolli ecc ecc insomma 200 euro e passa di puttanate. La lettera minatoria mi imponeva di pagare entro 7 giorni sennò sarebbero andati a casa dei miei a pignorare qualcosa. Pagai. Oggi nello studio della SIAE “controversie pagamenti” c’erano tre funzionari tutti molto imbarazzati. I diritti d’autore sono sacrosanti, ma quando è l’autore stesso a doverseli pagare, non è assurdo pagarseli (fila allo sportello, esborso anticipato di danaro) e poi rivederseli accreditare decurtati di una percentuale dopo sei mesi? Non è ancora più assurdo doverci pagare mora, tasse, spese e tutto il lavoro degli impiegati che ne deriva? Una burocrazia allucinante, che mette in ridicolo l’intera struttura. A bassa voce, la funzionaria dopo avermi confessato che era stata lei a portare avanti la pratica, mi ha fatto la seguente domanda: “ma come mai lei è iscritto alla SIAE? Non le serve a nulla se è solo autore. E’ musicista che vende molto?” “No” “E allora si cancelli immediatamente che è solo una spesa.” “Ma se uno vuol fare un mio spettacolo?” “Fate un contratto e si fa pagare i diritti, semplice. Ha molti spettacoli che vengono fatti in tutta Italia?” “No” “E allora cosa paga a fare la SIAE ogni anno e ogni volta che fa uno spettacolo? I suoi diritti d’autore essendo cosi’ pochi, le vengono prosciugati tutti dalla tassa annua d’iscrizione.” Non fa una piega. Per cui ricapitolando: se siete autori teatrali o televisivi e personalmente portate i vostri progetti a conoscenza dell’eventuale esecutore, i diritti d’autore sono DOVUTI con o senza la SIAE, basta specificarlo nel contratto. La SIAE si occupa solo di riscuotere i diritti e per questo viene pagata (dai soci). Sentirselo dire da una funzionaria della SIAE anche un po’ imbarazzata per tutto questo casino, mi ha fatto convincere che dicesse la verità, ma bastava fare un semplice ragionamento. Il mio ragionamento è venuto fuori dopo averci rimesso circa 600 euro tra multe e diritti persi, ma credo anche di più. Datemi retta, mandate a quel paese la SIAE e leggete bene i contratti che vi fanno le produzioni, che i diritti d’autore ci devono essere.

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